Fincantieri Marghera: Fim e Uilm siglano l'accordo sulla flessibilità dopo 14 ore ininterrotte di trattativa

La Fiom abbandona il tavolo nel momento più complicato della trattativa, all'alba l'Azienda cede alle richieste della Rsu

Ancora una volta è stata la "Sala Polena" della palazzina direzionale di Fincantieri Marghera a fare da scenografia alla trattativa tra i delegati rappresentati dei lavoratori ed il Managment dell' ex "Breda".
Alle ore 16 di ieri, lunedì 13 Gennaio, si ritrovavano Sindacato ed Azienda gli uni di fronte agli altri, per trovare una soluzione alla necessità di dare continuità occupazionale per tutti i dipendenti del Cantiere, nessuno escluso. Semplice da dirsi, molto meno da farsi.
Da una parte l'Azienda con la necessità di proseguire nell'applicazione della flessibilità, che fa diventare il sabato una giornata lavorativa normale per le maestranze impegnate al taglio delle lamiere dei giganti del mare, dall'altra una Rsu per nulla compatta nel trovare un compromesso congiunto. Una condizione per nulla ottimale per raggiungere una intesa compiuta tra le parti, seppure la Rsu era già malamente capitolata lo scorso 2 Agosto, dopo oltre 50 ore di sciopero e la perdita di circa 700€ pro capite di "premio di risultato", per le medesime questioni.
Settimane su settimane di incontri, sempre rimandati più in là, sono stati il terreno fertile dentro il quale la componente della Uilm della Rsu ha cercato di trovare nuovi spazi di trattativa per stanare l'Azienda, mostratasi sempre fin troppo ferma nelle proprie intenzioni di proseguire con il famigerato "6x6" (40 ore settimanali spalmate su 6 giorni invece che su 5) ad ogni costo, incluso quello di fermare la produzione.
 
Il 18 Dicembre scorso ha segnato il passo, quando i Manager di Fincantieri si sono detti disponibili nel seguire il sentiero segnato dagli uomini di Angeletti: rimborsi spese per il sabato, recupero della quantità economica del "premio di risultato" non pagato ed un programma certo di "inquadramento professionale" per tutti.
Un elemento di grande novità rispetto il recente passato, dove al "muro contro muro" con una Rsu che era uscita con le ossa rotte, affiorava una zona franca per trattare; trattativa verso la quale anche la componente della Fim si è mostrata disponibile .A rimanere all'angolo i delegati di Fiom, per nulla capaci di elaborare una proposta che andasse oltre il no d'ufficio.
Un no secco che è arrivato anche nella serata di ieri dopo le prime 4 ore di trattativa. A quel punto sul tavolo della trattativa ci si poteva accordare solo per metà del "premio di risultato" da recuperare e nessun "passaggio di categoria". Iniziativa che ha rischiato di travolgere anche la rimanenza della Rsu. Invece così non è stato. I delegati rappresentati della maggioranza dello stabilimento (Fim e Uilm) hanno tenuto il tavolo per cercare di raddrizzare una intesa che era apparsa tutta in salita e intrisa di tensione.
Ci sono volute 14 ore di trattativa ininterrotta per trovare un accordo: alle ore 5 e 50 del mattino del giorno seguente sono arrivate le firme su un protocollo che sposta la fine della produzione sette mesi più in là, che mette 500€ in più in tasca di tutti i lavoratori  (ex "premio di risultato" del 2013) e che vincola l'Azienda a pagare il disagio dei lavoratori obbligati a venire al sabato (di più per i pendolari oltre i 20 o 40 Km).
Una intesa strutturata che, tra i punti di forza, viene siglata portando danaro fresco un po' per tutti senza ore di sciopero e senza lettere di cassa integrazione. Tra i punti deboli ha il limite di non aver saputo far pagare di più il disagio per chi lavora nel "6*6" il sabato (ca. 38 € di maggiorazione con 40 € di rimborsi per chi risiede oltre i 40 Km).
Soundtrack: "Se mi lasci non vale" / J.Iglesias (1976)
 
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