Esuberi in Fincantieri: caccia al tesoro

Nuovo atto di una vertenza che coinvolge 2551 dei 9000 dipendenti del più grande gruppo navale industriale italiano e leader mondiale nella costruzione di grandi navi cruise.
Il piano industriale dell' Amministratore delegato di Fincantieri CNI, Ing. Bono, presentato il 23 Maggio di quest' anno, imponeva un taglio del 30% delle risorse umane con chiusura definitiva di 3 cantieri su 8.
Castellamare di Stabia, Sestri Ponente e Riva Trigoso chiusi, mentre gli altri cantieri avrebbero dovuto sacrificare 1151 dipendenti; questo il progetto del Managment di Fincantieri per superare una crisi mondiale che lascia sul mercato della crocieristica solo 3 commesse l'anno.
Quale avesse dovuto essere il sacrificio di risorse che doveva abbattersi anche sul "Breda" (cantiere di Marghera - Venezia) ce l'eravamo chiesti da subito ma senza molta fortuna;
Ora, a quattro mesi da quel giorno di fine primavera, dopo un susseguirsi di conferme e smentite sul quel progetto di ridimensionamento industriale, Fincantieri scopre alcune delle proprie carte, e di novità ce ne sono eccome!
Il 5 di Agosto Fincantieri annuncia l'acquisizione, dopo 14 mesi di trattativa con "Costa Crociere", di una nuova commessa e non tarda a destinarla a Fincantieri Marghera; la notizia arriva in un cantiere già svuotato dalla cassa integrazione più che per le ferie collettive, e rappresenta un autentico tesoro, soprattutto tra i 500 sospesi dal lavoro dal Marzo di quest' anno, e che temevano di non poter tornare più in cantiere. Dal Giugno 2012 torneranno al lavoro.
Oggi Il "Breda" dispone di una forza lavoro dimezzata, del "tesoro" di 1100 dipendenti (800 operai 300 impiegati) solo poco più della metà timbra giornalmente in cantiere e continua nella costruzione di "Costa Fascinosa", la nuova e ultima ammiraglia di "Costa Crociere" in consegna per maggio 2012.
Ora, i programmi del "Breda" paiono delinearsi in maniera più nitida: cassa integrazione fino alla primavera 2013 con punta massima di sospesi dal lavoro (80%) nell'autunno 2012. L'acquisizione della nuova commessa rappresenta una ripresa di lavoro continuativo di soli dodici mesi per reparto-officina ma poi, se non verrà concretizzata entro breve tempo anche la opzione esistente per lo costruzione di una nave gemella, per il "Breda" sarà ancora cassa integrazione per tutti.
Ed allora, sebbene piano piano qualcosa si muove, c'è di che rimanere abbastanza preoccupati: se per il Cantiere di Via delle Industrie 18, uno spiraglio di ripresa s' intravede per il futuro (concretizzando la opzione sulla nave gemella ci sarebbe lavoro fino al 2015, esattamente quanto il cantiere di Monfalcone), per i cantierini degli altri Stabilimenti è ancora buio pesto.
Ma, come detto, di novità ce ne sono eccome, a partire dai soldi che per il Cantiere di Sestri erano stati stanziati per l' adeguamento delle infrastrutture (ribaltamento a mare) e che oggi non ci sono più, o forse ci sono ma non bastano; pensare che le Istituzioni li avevano annunciati in pompa magna proprio per contrastare quel piano industriale del 23 Maggio.C'è di che infuriarsi, e la mobilitazione dei cantierini liguri ,guidati dai loro rappresentati FIM-FIOM-UILM si fa sempre più vigorosa fino a minacciare di "tenere in ostaggio" la nave in consegna a breve.
Sul fronte sindacale sembra che gli intenti tra rappresentanti locali liguri e gli altri, inclusi quelli nazionali, ci siano delle profonde lacerazioni.
Come andrà a finire lo scopriremo solo vivendo. Quel che sembra già certo è che, sul fronte ligure, il progetto di ridimensionamento industriale iniziale procede imperterrito.Diversa è l'impressione che si percepisce sul futuro che attende il Cantiere Campano di Castellamare di Stabia, inizialmente indicato come "baricentrico", chiudendolo definitivamente, per rimettere in salute il Gruppo; da metà di Settembre le maestranze si stanno rimettendo al lavoro; in Campania ci sono un paio di pattugliatori da costruire per la Marina Militare ed un nuovo progetto per l'eliminazione dei rifiuti solidi urbani su delle chiatte (plasMARE ndr).
Solo confusione o il disegno del "Ministero del Tesoro" si sta mostrando per quello che era? Spostare l'attenzione del sindacato e dei media da una parte all'altra della Penisola, concentrarla poi sul Mezzogiorno mentre "l'attacco ", quello vero, veniva sferrato in Liguria? Il disegno della Azienda era di tenere aperti tutti i fronti. Vertenze di cigo, mobilità e chiusura diverse in ogni cantiere, obbligando le Rappresentanze Sindacali di Fim-Fiom-Uilm a scendere a patti "territoriali" invece di mantenere il dibattito in un contesto di Gruppo? Forse, di certo c'è che Fincantieri CNI rappresenta il nuovo "campo di battaglia" (dopo le note vicende Fiat) dove il Governo vuol imporre la contrattazione territoriale in sostituzione di quella nazionale.
Ed allora succede che il 14 Settembre, presso la sede della Confindustria di Gorizia, la RsU FIM FIOM UILM di Fincantieri Monfalcone ed i rispettivi segretari territoriali di categoria, controfirmano un verbale di intesa con l'Azienda sugli esuberi. Verbale che, nella sintesi dei contenuti, da un lato "giustifica" la necessità di messa in mobilità di 300 dipendenti causa la crisi mondiale; dall'altro, traccia l'unica via d'uscita possibile, costituendo, con i cantieri di Marghera ed Ancona, il cosiddetto "Polo Adriatico" (polo destinato alla costruzione di grandi navi da Crociera).
Immediato il tam tam mediatico che arriva a Roma e che porta ad una presa di posizione ferma delle Segreterie Nazionali di Categoria. Fim Fiom Uilm, in un comunicato congiunto del 16 Settembre, rivendicano ai rispettivi territoriali la titolarità di sindacare in tema di esuberi sul Gruppo Fincantieri.
Come non detto: il giorno 20 Settembre 2011, ancora una volta la Rsu del Golfo di Panzano , le tre Segreterie provinciali ed il Managment di Fincantieri-Monfalcone sviscerano,stavolta nei dettagli, la riorganizzazione di Cantiere: 300 esuberi confermati con possibilità di opporsi se il lavoratore non è disponibile ad andarsene anzitempo, migrazione di risorse da una officina all'altra,nessun turn-over; tutto debitamente controfirmato nelle quattro pagine di verbale, con buona pace di chi a Roma continuava a rivendicarne la titolarità assoluta.
Giornate roventi sotto un sole da far invidia a quello ferragostano, dove Fincantieri non lascia tempo al Sindacato di riorganizzarsi per decidere sul da farsi e che si rimette di nuovo al tavolo, stavolta nello Stabilimento di Ancona: 180 esuberi da smaltire con le stesse modalità di Monfalcone, e poi a Riva Trigoso ed a Muggiano.
Tutto accade mentre la RSU fim-fiom-uilm di Monfalcone decide di portare al voto, tramite referendum per alzata di mano, le tute blu goriziane. Ne esce un risultato plebiscitario con il sostegno di 1000 voti favorevoli su 1020 aventi diritto. La Triade ne esce a dir poco frastornata, quantomeno sfilacciata. A livello Nazionale compatta nel rivendicare la propria autorità rispetto le "appendici provinciali", mentre gli stessi Segretari territoriali solo a Monfalcone rispecchiano tale unità ma sottoscrivendo l'accordo. Diatribe che assumono i connotati di una vera e propria "caccia al tesoro", ricca di colpi di scena e con un finale per nulla scontato; perché di tesoro si tratta se attorno a Fincantieri gravitano tutti questi interessi, non ultimo quello che solletica il Ministro Tremonti: mettere in vendita Fincantieri e portare nelle casse dello Stato 826 milioni di euro senza troppa difficoltà. E nel tesoro di Fincantieri c'é pure l'occasione, non a caso d' oro, per il Ministro Sacconi (Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali) di dirottare una volta per tutte la contrattazione nazionale a livello territoriale. Sarà questo il futuro prossimo di Fincantieri e dei metalmeccanici tutti? Non è detto, perchè mentre in Fincantieri ci si interroga se il percorso che si sta intraprendendo salverà il salvabile, Marchionne annuncia la fuoriuscita di Fiat da Confindustria, rendendo già preistoria in neo-accordo interconfederale di CGIL-CISL-UIL del 28 Giugno.

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