I "Vandali" di Gian Antonio Stella

Lo scempio del patrimonio e le opportunità mancate. Il giornalista racconta le bellezze violentate del Paese.

CHIOGGIA - Gian Antonio Stella è un oratore straordinario. Da anni, assieme a Sergio Rizzo, pubblica libri vendutissimi nei quali si denunciano le cose che non funzionano nel nostro Paese, dagli sprechi osceni della politica ("La casta") all'incapacità di competere del nostro sistema ("La deriva"). Il collaudato duo ci ha fatto infuriare, indignare e scandalizzare molte volte. Ricordo che, quando lessi "La casta", spesso mi dovevo fermare a prendere fiato, tanta era la rabbia che montava.
Sul palco Stella, armato di portatile, proiettore e microfono, si rivela capace di incantare e mantenere viva l'attenzione come pochi. Il suo è un serrato racconto, minuziosamente documentato ed illustrato con dovizia di particolari: foto, video e parole. Il libro che diventa orazione civile, con il pubblico che non perde una parola e, inevitabilmente, partecipa con passione.
Ieri sera, all'Auditorium San Nicolò di Chioggia nel contesto della rassegna Etnica 2013, Stella ha usato come punto di partenza il volume "Vandali -  L'assalto alle bellezze d'Italia", scritto con Rizzo nel 2011 per svelarci l'Italia, terra di meraviglie artistiche, storiche e naturali, incapace di valorizzare il suo patrimonio. L'Italia capace di transennare per anni il tempio di Apollo a Selinunte, di lasciare i bronzi di Riace su dei tavoloni in attesa di ricollocarli in una sala perennemente in restauro, di guardare Pompei sbriciolarsi solo perchè non si è sostituito un mosaicista.
L'Italia che non cattura i turisti e li lascia ad altre nazioni, mentre si profila, entro dieci anni, il suo scivolone al 173° posto su 181 nella classifica dei posti più visitati.
L'Italia degli abusi edilizi che affliggono soprattutto il meridione e della cementificazione selvaggia delle nostre campagne, ad esempio quelle venete.
Ogni esempio è una stilettata che Stella, però, ammorbidisce con ironia e qualche battuta. Il pubblico in sala scuote la testa, incredulo. Sono cose che sappiamo, ma assorbirle tutte assieme è dura: un patrimonio artistico così benedetto, in quali mani è dovuto finire, come lamentava Alphonse de Sade («Ma in quali mani si trova, gran Dio! Perché mai il Cielo invia tali ricchezze a gente così poco in grado di apprezzarle?») a proposito di Pompei.
La conclusione amara di Stella è che solo con il risanameno morale si riuscirà anche a risanare il patrimonio, dandogli il posto che merita. L'educazione al rispetto, all'amore persino, della bellezza deve diventare una priorità assoluta.
(g.m.)
 
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