Nel giro di pochi giorni, quindi, è cambiato tutto. La politica ha fatto due passi indietro: il primo, il più rilevante, rappresentato dall'uscita di scena di Silvio Berlusconi, che ha rassegnato le dimissioni sull'onda della tempesta finanziaria che sta ancora facendo tremare le ginocchia all'Italia. Il secondo si è verificato oggi, con il giuramento del governo di Mario Monti che, contrariamente alle ultime voci, ha nominato un esecutivo esclusivamente tecnico, con la conseguente assenza di qualsiasi personalità politica. Monti, quindi, è equidistante dai partiti, sebbene il suo governo sarà sostenuto dall'intero Parlamento, Lega esclusa. I mercati attendono la sua azione, dalla quale dipende la sorte dell'Italia e pure, in questo perverso domino finanziario, quella dell'Europa e della sua moneta unica. Insomma, siamo tutti ad attendere i passi di questo nuovo governo. I giornalisti si dilettano a fare ipotesi di ogni tipo. Ma di certa c'è solo una cosa: saranno tempi duri. Non conosciamo nulla o quasi dei piani di Monti, ma sappiamo che la nostra sopravvivenza in Europa (leggi evitare il default) sarà conseguenza di una serie di sacrifici come non se ne vedevano da anni. In altre parole, qualcuno ha svuotato la dispensa e a tutti tocca pagare il conto. C'è solo da sperare che il conto lo paghino davvero un po' tutti. Perchè se i sacrifici non saranno condivisi da tutti gli italiani, commisurandoli alle possibilità reali di ognuno, difficilmente saranno digeriti. E, altrettanto difficilmente, avranno successo. Monti tenga conto di questo e sia abbastanza tenace da non cedere ai tanti piccoli interessi corporativi. Mai come ora, l'Italia ha bisogno di provvedimenti equi e razionali.
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