Me lo ricordo girare tranquillamente tra le decine di persone nel backstage del Festivalbar 1999, unico artista a strafregarsene di giornalisti e affini. Era insofferente ma, sotto sotto, si divertiva. Non rilasciava interviste ma parlava e scherzava con tutti. "E' un gulag", diceva del backstage. Ci parlai un momento e mi chiese, sgranando gli occhi, "ma che cazzo stai mangiando?". "Una caramella alla menta", risposi basito. "Ma che roba è? Sembra medicina!". La sputai ridendo. E poi commentò che il mio collega di spedizione somigliava al figlio di un suo amico. Era così, terribilmente alla mano. Vagava nel corridoio borbottando di tutto. Un matto, in un certo senso. Ma un matto capace di rivoluzionare la musica italiana con una sequenza di canzoni sbalorditive. Da "4/3/43" ad "Anna e Marco", da "Piazza Grande" a "Nuvolari", da “L’anno che verrà” a “Futura”. Era dotato di una voce eccezionale e riusciva a fondere vari stili, jazz compreso, in uno stile personale e felicemente di successo. Ha segnato la musica italiana anche attraverso le collaborazioni, le più riuscite con De Gregori e Ron e, poi, con Morandi. Ci ha donato una delle canzoni più belle della nostra storia, quella "Caruso" che ha fatto il giro del mondo, un capolavoro assoluto. Era un personaggio atipico, genialmente irriverente. Celebri i suoi berretti, il suo irsutismo, la sequenza di foto che lo ritrae in mille smorfie. Sdoganò la masturbazione in "Disperato erotico stomp" e lo ricordo in un'intervista Rai che rilasciò seduto sul water. Capace di cantare "Attenti al lupo" o "Ciao" e, da questa leggerezza, toccare vertici poetici come "Apriti cuore" o "Se fossi un angelo". A pochi giorni dalle sue esibizioni all'Ariston insieme a Pierdavide Carone, Lucio Dalla è morto, stroncato da un infarto a Montreux, in Svizzera, dove si trovava in tour. Una morte tanto comune quanto inaspettata, che ci ha lasciati come tramortiti. Se ne va un grande, uno dei cantautori storici che lasciano un vuoto incolmabile quando decidono di levare le tende. Era molto amato, era popolare ed elitario allo stesso tempo. Era, insomma, Lucio Dalla. Cantautore ma anche personaggio. Artista a tutto tondo e icona moderna per il suo aspetto bizzarro. Ci mancherà. Ciao, Lucio. Quelle caramelle, a proposito, non le ho più mangiate.
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